BIOGRAFIA (Il primo periodo)Ripercorrere sulle opere l'itinerario pittorico di Ferdinanto Tugnoli significa essenzialmente - oltre che ritrovare una personalità artistica - calarsi nelle vicende culturale che Bologna ha vissuto negli ultimi quarant'anni. Al di là infatti delle figure e dei risultati più significativi espressi dai diversi momenti artistici nei quali abitualmente si suole riassumere e simbolizzare tutto un periodo, vi sono innumerevoli altre personalità partecipi della stessa atmosfera, anche se di più segreta rilevanza che esprimono nella loro opera le problematiche e le tendenze messe in luce dalle linee maestre dei fatti culturali. Inserito in un ambiente culturale ancora legato al naturalismo e all'osservazione del vero di impronta bertelliana, Tugnoli inizia a dipingere intorno alla metà degli anni trenta in diretto riferimento con questo milieu culturale, mediato e ritrovato anche nell'opera di altri artisti bolognesi a lui contemporanei, fra i quali innanzitutto Mario Bacchelli: chiaro esempio ne é Il vecchio cancello del 1937. A Bologna si fa intanto strada il suggerimento di un'arte piú aperta e sensibile ai fenomeni estetici vissuti e meditati a livello non solo italiano. Proprio in questi anni l'opera di Giorgio Morandi é maggiormente al centro di dibattiti e discussioni ed é nel 1938 che, rispondendo a nuove istanze, Giovanni Ciangottini inaugura la prima vera galleria d'arte. Sempre particolarmente attento alle idee e alle proposte del momento, Tugnoli si accosta e si riferisce, nella ricerca del proprio linguaggio, alle nuove tendenze in un'accezione essenzialmente novecentista. Negli anni quaranta nascono cosí fiori, nature morte, marine apparentate da atmosfere sospese, da tonalità fredde e quasi monocrome, da sfondi omogenei a tinte neutre, quasi come veli che isolino lo spazio pittorico dal quotidiano. Non v'é in queste ricerche una precisa struttura formale, la consapevolezza estetica del significato reale di questa lirica del quotidiano che egli percepisce nei grandi maestri e perciò la critica di allora respinge queste opere, rimproverando al pittore l'imitazione di artisti ancora molto discussi e convincendolo che si tratta per lui di un periodo di crisi che va superato e abbandonato. |